Le dipendenze
Alcolismo, droghe, ludopatia, fumo... sono davvero le dipendenze peggiori per un uomo? Da dove vengono e come si affrontano? Ecco una traccia.
FORMAZIONE E CRESCITA PERSONALEMEDICO SCIENTIFICOUMANISTICO SPIRITUALE
Ezio Sblendorio
5/16/20252 min read


Ecco un argomento davvero interessante: le dipendenze.
Alcool, droghe, ludopatie… sono davvero le malattie da curare in chi si lascia andare a questi vizi?
Siamo davvero sicuri che questi difetti individuali e sociali abbiano un solo nome?
Allora chiediamoci se fra noi c’è qualcuno che davvero non ha alcuna dipendenza, e alla prima risposta “io no” diamo un sonoro schiaffo in pieno viso a chi lo dice.
Il capezzolo della mamma o della balia, poi il biberon, poi l’incoraggiamento di papà a camminare, poi il sostegno ad affrontare la crescita, la scuola, il mondo, gli studi, poi il lavoro per il sostentamento, poi l’amore, per il bisogno di amare e per quello di procreare, poi le vacanze e lo svago, poi i medici e i farmaci per la malattia, poi l’assistenza per la vecchiaia, poi i portatori per la bara e infine il marmista per la lapide.
Non sono, forse, tutte dipendenze queste?
È vero che il marmista può scolpire la propria lapide prima di morire, ma dovrà sempre dipendere da qualcun altro per l’installazione.
La dipendenza è un fatto proprio del corpo umano.
Se consideriamo che il corpo è imperfetto e corruttibile, dobbiamo accettare i suoi difetti e le dipendenze come necessarie.
La necessità trasforma un vizio in virtù, il male in bene, una dipendenza in interdipendenza.
Così finalmente possiamo perdonarci e pacificarci con i nostri dolori, con le irrequietezze, con le ulcere, le allergie, e con tutti i sintomi intollerabili del nostro scafandro umano.
“Dipendere” e’ una necessità dell’essere che deve esperire questa realtà materiale.
Senza la materia l’essere non conoscerebbe il divenire.
Senza il corpo non passerebbe nella gioia e nel dolore.
Senza l’incarnazione non potrebbe riconoscersi sia invulnerabile sia divino.
Senza perdersi non potrebbe nemmeno trovarsi.
Fumare le sigarette non è poi così grave, se non si sono prima risolti tutti questi quesiti!
Giocarsi tutto in scommesse non è poi così terribile, se non si riconoscono radici da cui nutrirsi e gemme a cui portare la propria linfa vitale!
Drogarsi fino a perdere la faccia o abusare del corpo sessualmente fino a non sentirsi degni nemmeno di respirare non è poi così tragico, se non si conosce il significato del rispetto.
Le dipendenze ci aiutano a crescere, a maturare e ad evolvere… sempre…
finché noi stessi, e qualcuno che ci ama, non ci denunciamo davanti a Dio, perché ci stiamo opponendo alla progressione.
Nessuna dipendenza è davvero dannosa se ci aiuta a progredire, ad evolvere, ad andare oltre.
Fermarsi in un monastero per cercare la virtù può essere ancora più dannoso per l’anima, che frequentare la viziosa down town di Hong Kong.
Fermarsi nelle dipendenze, significa perdersi in esse.
Imparare da esse, invece, indignarsi e portarsi in salvo, senza sputare in quel piatto peccaminoso, può rappresentare tutto il significato della vita.
Non si può uscire dalla dipendenza e non si può abbracciare la grazia della libertà se non si tocca il fondo e non si prova pietà per se stessi.
Con la pietà arriva la misericordia e con essa si ottiene la vera libertà e la vera indipendenza… da questo corpo, da questo mondo, da questa vita… per l’eternita’.
ES❤️🍀RIUMANESIMO
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